Torna al sommarioINSOMNIA 2
(i primi istanti di un incontro, tratto da My Music Machine)

Ed eccola lì, dopo più di tre anni.

Man mano che si avvicina, lui riconosce tutto ciò che credeva dimenticato: il suo disarmante, dolcissimo sorriso; i suoi occhi in cui è impossibile restare a galla; quella simpatia, quella solarità abbagliante che emana solo con la sua presenza, un'energia vitale sempre fuori scala. Dice di aver messo su un paio di taglie dall'ultima volta in cui si erano visti; lui lo aveva già notato, ma quella osservazione era rimasta nella sua mente per poco più di un microsecondo. Assolutamente irrilevante. Ai suoi occhi è sempre splendida.

Poi si comincia a parlare, e improvvisamente si capisce quanto illusoria sia la cognizione del tempo: tre anni o tre quarti d'ora?

Tre anni in cui si pensa ad una persona di tanto in tanto, spesso per caso o solo perché uno dei due vuole inviare ad una lista di amici in rete l'ultima cartolina augurale per le feste stagionali o una di quelle storie filosofiche ad alto contenuto di positività che girano nella rete e che non fanno mai male (per la serie: manda questo racconto ad una persona a cui tieni particolarmente...).

Ogni tanto lui pensava: certo, mi ricordo di lei, ma il tempo sta erodendo la memoria (per quanto lui ritenesse di averne sempre avuta una di ottima qualità e capienza); ed eccolo quasi arrivato a chiedersi cosa ci fosse di tanto speciale in quella ragazza, oltre che il suo aspetto fisico. Non poteva essere solo quello, ne era certo, però da un po' non riusciva più a provare nessuna emozione particolare pensando che forse non l'avrebbe più rivista.

Da tanto tempo aveva imparato a capire che spesso gli capitava di sentirsi catturato da certe persone, ma tutto ciò non aveva a che fare con il fatto che fossero donne; i suoi sensori gli facevano percepire la 'specialità' di alcuni individui, anche se non appartenenti al gentil sesso e senza avere delle formosità da cardiopatia indotta. Insomma, non si trattava di una delle solite vecchie sbandate ormonali.

Allora lui prova a fare due chiacchiere con se stesso, giusto per capirci qualcosa:
L'hai conosciuta in due giornate di un corso professionale, all'incirca una ventina di ore (intervalli compresi) in compagnia di una ventina di altre persone che però non ti avevano lasciato alcun segno, come non te ne hanno lasciato centinaia di persone in centinaia di altre occasioni anche più favorevoli al contatto umano rispetto a quella volta; da allora vi siete frequentati di tanto in tanto, anche se non è mai successo niente di compromettente tra voi. È un'amicizia molto cerebrale, anche se tu ci fai più di un pensierino su qualche risvolto ben più corporeo; decidi però che lei non sarebbe d'accordo, e allora piuttosto che perderla te la tieni così.

Un giorno, a causa di una sua scelta professionale, lei lascia la tua cittadina e così, per mille ragioni, non la rivedi per oltre tre anni, ma ogni volta che vedevi il suo indirizzo nel tuo archivio e-mail ritenevi di doverle sempre mandare qualche aggiornamento sulla tua pasticciata esistenza di aspirante artista (ed è un comportamento che non estendi abitualmente a tutti gli indirizzi in tuo possesso). Non ti chiedi mai se le stai rompendo le scatole, o se lei si ricordi a malapena di te: tu sai che devi dirle che esisti ancora, per farle dire che anche lei esiste ancora. E lei è sempre gentile, non si nega mai, finché non sei tu a smettere di comunicare con lei. A questo punto, piano piano il gioco passa in mano sua.

Ora, anche a causa delle sue insistenze, hai deciso di organizzare un incontro dopo tutto quel tempo, anche se prima di farlo pensi che non ti rendi conto di quanto sia giusto farlo, ma lo devi assolutamente fare, e proprio in questo periodo in cui a minuti alterni ti manca la terra sotto i piedi; e così a costo di una delusione, di scoprire di aver idealizzato eccessivamente quella amicizia, accetti l'appuntamento.

Così si ritorna a parlare; come fosse niente, senza nemmeno chiedersi "dove eravamo rimasti?", ammesso che si fosse rimasti a qualche punto in particolare, e infatti non dovrebbe essere questo il caso. E ritorna la sua limpidezza di idee, la sua razionalità che non suona assolutamente di fredda logica, bensì di sana e preziosa consapevolezza a tutto tondo.

"Perché non siamo tutti così" si chiese lui, "perché non sono circondato esclusivamente da persone simili? Probabilmente non mi merito tanto", concluse.

Eppure non può lamentarsi, perché di persone così ha avuto la fortuna di conoscerne più d'una.
Ed eccola lì, la folata di vento fresco e pulito che spazza tutto lo smog accumulato nella memoria.